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Televisione, telematica e tecnologia: piegate ma non vinte nell’emergenza giapponese.

Homepage del sito "Tokyo Magnitude 8.0"
Avremmo fatto volentieri a meno di sperimentare ancora una volta l’assioma secondo cui la realtà supera sempre la fantasia. Nella serie TV (“anime” nel gergo degli appassionati) “Tokyo Magnitude 8.0” (http://tokyo-m8.com/) trasmessa da FujiTV alla fine dell’estate 2009 e che nello stesso anno ha vinto l'Excellence Prize nella categoria Animation al Japan's Media Art Festival, diversi edifici storici di Tokio venivano distrutti da un terremoto dell’ottavo grado Richter. In particolare veniva distrutta la Torre di Tokio costruita nel 1958 (http://www.tokyotower.co.jp/english/) fino a poche ore addietro la torre autoportante in acciaio più alta al mondo. Era alta, infatti, 333 metri quindi tredici metri in più (anche se molto più leggera, quasi la metà in peso) dell’altrettanto famosa Torre Eiffel parigina. Il modo tutto giapponese di esorcizzare paure secolari mettendole in scena non è bastato per superare con tradizionale sicurezza il terribile terremoto che ha colpito il lato est del paese, con forza addirittura maggiore di quella ipotizzata nel titolo della serie TV, la cui trama è stata costruita proprio sulla probabilità del 70% di avere nel trentennio che viviamo un terremoto di almeno 7.0 gradi Richter. Purtroppo il Giappone non ha dovuto attendere molto e sebbene la scossa sia stata di superiore intensità rispetto a quella ipotizzata nel film animato la torre non è crollata. Ha ceduto, piegandosi all’enorme energia sprigionata alle 14.46 ora locale, soltanto la parte più alta che ospita le antenne televisive digitali di NHK, l’ente televisivo giapponese con il quale RAI ha da sempre una particolare collaborazione tecnica, e di altre emittenti private tra le quali, ironia della sorte, proprio Fuji TV. Sul piano simbolico, importantissimo nella cultura nipponica, si tratta di un duro colpo ma altrettanto importante il fatto che la struttura d’acciaio, manifesto della tecnologia ingegneristica giapponese nella ricostruzione postbellica, non abbia ceduto del tutto.
Come sempre tecnologia e telecomunicazioni diventano forma e sostanza della volontà dell’uomo di gestire e sopravvivere alle emergenze della natura. Se la televisione, intesa come trasmissione broadcast di onde radio da un unico punto verso milioni di riceventi, è stata piegata proprio nell’antenna, suo elemento visibile e strutturale, ancora una volta la rete internet si dimostra in grado di resistere alle emergenze e ciò non deve stupire: è stata appositamente progettata per resistere e funzionare proprio nell’emergenza, speriamo tramontata, di una guerra nucleare. La particolarità di internet non risiede tanto nella costruzione materiale dei collegamenti (che possono avvenire anche via radio come nella tradizionale tv) quanto nel cosiddetto “strato logico” della rete, nel modo in cui l’informazione viene gestita. E’ concettualmente molto semplice.
La trasmissione “televisiva” dell’informazione (ma anche “telefonica” nella versione tradizionale a cui tutti siamo abituati da decenni) prevede un collegamento “in tempo reale” fra i due lati della comunicazione, la quale fluisce attraverso un mezzo fisico definito e stabile, fisso. Si può visualizzare, a titolo di esempio, il vecchio “telefono da spiaggia” composto da un filo teso fra due “Coppa Rica” (un tipo di gelato che andava di gran moda qualche decennio addietro).
La “messa a disposizione” dell’informazione tramite una struttura a rete come internet, invece, avviene attraverso un processo che non è soltanto fisico ma innanzitutto logico. Si scompone il flusso di informazione in pacchetti, secondo una logica precisa, che vengono lanciati nella rete raggiungendo il destinatario ognuno per suo conto, seguendo una delle molte strade a disposizione in quel momento, navigando in una struttura a maglie interconnesse ma indipendenti. Se per qualche motivo una maglia della rete viene a mancare a causa di un fattore esterno, come un terremoto che interrompe fisicamente una connessione, il sistema è in grado di gestire automaticamente un percorso alternativo. A ridosso del destinatario, infine, i pacchetti che hanno viaggiato separati vengono riuniti, si ricostruisce il messaggio originario il quale viene trattato e presentato come necessario, secondo la sua natura di testo, audio o video.
Lo “strato logico” del sistema ovvero il criterio con cui si “spacchetta” l’informazione, non si può immaginare facilmente ma la struttura a maglie interconnesse e indipendenti si. Al posto di due sole coppe di gelato e un solo filo immaginate tutti i bambini della spiaggia ognuno con la sua coppa di gelato in mano e una rete di fili tesi a formare una maglia: se la rete è ben tesa qualche segmento di filo può anche spezzarsi ma la voce trasformata in vibrazione che corre sul filo si può ancora propagare attraverso le maglie che rimangono sane e quindi essere ascoltata da tutti.
Ecco spiegato il motivo per cui, in tempi difficili, il servizio offerto dal programma Skype funziona. La voce, il testo ed il video che il software “client” Skype prende in consegna nel nostro computer viene impacchettato e lanciato nella rete formata da alcuni “nodi” principali e da tutti i singoli computer privati con Skype attivo in quel momento: in questo modo, secondo uno schema collaborativo detto P2P (peer to peer) ogni computer può diventare nodo della rete e ogni computer mette a disposizione le sue risorse per instradare i pacchetti di tutti, in una sorta di altruismo telematico concettualmente semplice ma straordinariamente intelligente.