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Facebook non è un medium

Luca De Biase, il responsabile "nuovi media" del Sole 24 Ore, ha appena pubblicato un libro allegato al giornale in cui affronta il tema "Facebook". Secondo l'interpretazione di De Biase ci si troverebbe di fronte ad un "nuovo media" che consente la comunicazione fra persone. Peccato per questa definizione, evidentemente senza senso. Peccato perchè per una volta si poteva anche usare, seppur con le solite specificazioni, la parola "piattaforma" perchè una volta tanto almeno si tratta di una struttura software "privata". Insomma, ancora una volta il giornalismo pagato profumatamente non brilla. Voltiamo pagina!

Facebook non può essere un mezzo di comunicazione anche solo perchè si basa su un supporto, la rete internet, che a sua volta non è un mezzo di comunicazione, a patto di usare la locuzione "mezzo di comunicazione" nell'accezione comune, come peraltro è obbligatorio. Il risultato è la solita confusione.
Molto più semplicemente, lo diciamo a beneficio degli altri giornalisti che spesso "prendono spunto" dalle esternazioni dei più famosi, Facebook è un database accessibile attivamente via internet. Non essendo particolarmente esperto non azzardo ulteriori specificazioni sulla sua natura di database, se qualcuno potesse suggerirmele sarò ben lieto di aggiungere informazioni.
Se invece vogliamo stupire gli amici, durante i cenoni che ci aspettano, con mirabolanti affermazioni cultural-antropologiche, possiamo anche affermare che Facebook è un mezzo di autorappresentazione audiovisuale che, nell'ottica della corrente antropologica contemporanea più interessante, consente materialmente l'osservazione di popolazioni non legate a un territorio fisico ma ad un territorio puramente culturale, immaginifico, fino a sconfinare nell'Utopia. Come definire, altrimenti, gli appartenenti alla nota tribù facebucchiana dal nome "quelli che a Roma se ti dico mortaccitua è perchè ti voglio bene"?

Buon Natale!

SHV in DVB - T2 nell'area torinese: rischio confusione

Dall'Ufficio Stampa RAI è stata diffusa questa notizia:

Prima trasmissione in Italia di Super Alta Definizione TV col nuovo standard DVB-T2 per il digitale terrestre dal Centro trasmittente Rai di Torino- Eremo.
Per la RAI l'iniziativa e' stata condotta dalla Direzione Strategie Tecnologiche con la Direzione Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica, in collaborazione con RaiWay SpA.
L'italiana ScreenService SpA e la spagnola SIDSA hanno sviluppato rispettivamente il trasmettitore ed il ricevitore DVB-T2.
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Il DVB-T2, grazie alla significativa capacita' trasmissiva (sino a 34-40 Mb/s), consentira' di affiancare servizi in Alta Definizione (HDTV) agli attuali servizi di televisione DTT a qualita' standard e a servizi di televisione mobile (il cosiddetto DVB-H).
Il DVB-T2 aumenta la capacita' trasmissiva di circa il 40% consentendo la trasmissione di 3-4 programmi HDTV codificati in MPEG-4 (rispetto ai 2-3 consentiti dal DVB-T) o addirittura di 1 canale a Super Alta Definizione 4K.
Questa sperimentazione tecnologica, per ora concentrata nell'area torinese, consentira' di realizzare ''prove in campo'' delle caratteristiche del DVB-T2, sia per gli aspetti propagativi che per quelli di robustezza e resistenza alle interferenze in diverse condizioni operative.
Attualmente l'Industria manifatturiera sta sviluppando i primi prototipi di ricevitori per essere in grado di fornire i decoder in Gran Bretagna gia' nel 2010, quando ci sara' il lancio del servizio HDTV regolare.

Morale: si tratta di una sperimentazione. La logica è questa: visto che la larghezza di banda del sistema DVB-T2 è di 34-40 Mbps cerchiamo di utilizzarli nella maniera più tecnologicamente avanzata. Questo non vuol dire che dal 2010 ci saranno trasmissioni in SHV o che dal 2010 sarà avviato un regolare servizio DVB-T2 con trasmissioni a risoluzione "standard" HDTV.