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La RAI non si ferma mai: Super Hi-Vision 8K a Roma.

Qualche giorno addietro ho assistito, in occasione del Top Audio di Milano, alla visione del film “Hanckok” proiettato in digitale “4K” nelle sale del cinema Arcadia. Era un evento Sony, molto curato e ben preparato. Il film è stato divertente e la qualità audiovideo adeguata, anche se, dobbiamo confessare, non entusiasmante soprattutto per la sensazione di “scattosità” nelle riprese con panning laterale. Oggi ho invece assistito, nella sala conferenze del Circolo Sportivo RAI sulle rive del fiume Tevere, a qualcosa di diverso o, forse, di molto simile: la prima dimostrazione pubblica italiana della tecnologia televisiva “8K”, comprendente l’intera catena tecnologica di produzione, trasmissione e riproduzione di un segnale audiovideo caratterizzato dalla risoluzione di 4320 linee per 7680 pixel per 60 frame progressivi al secondo (si, avete letto bene) e (udite udite…) 22.2 canali audio discreti. Abbiamo quindi potuto assistere a un programma registrato riprodotto localmente, ad un programma ripreso dal vivo in un piccolo studio appositamente predisposto in un locale attiguo, ad un segnale registrato e trasmesso via satellite da Torino.
L’evento, denominato “La qualità che si vede”, è stato organizzato “in casa” da RAI con materiale NHK - Nippon Hoso Kyokai, l’ente televisivo giapponese - e come dichiarato dall’Ing. Luigi Rocchi - direttore di Strategie Tecnologiche RAI - anche con la collaborazione degli altri enti televisivi pubblici europei riuniti nel Gruppo BTF (Broadcast Technology Futures Group) che comprende anche BBC e il Centro di Ricerca e Sviluppo delle Televisioni pubbliche di lingua tedesca in Germania, Austria e Svizzera, assistiti dal Dipartimento tecnico dell'EBU (European Broadcasting Union).
Si è trattato di una dimostrazione di cinema digitale avanzato (quello ancora non decollato è del tipo “4K”) o di televisione a risoluzione super alta? Probabilmente una nuova prova di quanto anche questi elementi lessicali tipicamente contrapposti vadano considerati obsoleti: questa è l’essenza della convergenza, la convergenza dei mezzi di produzione, trasmissione e riproduzione dei contenuti audiovideo testuali, indipendentemente dal luogo di fruizione.

La tecnica
La più recente dimostrazione europea prima di questa romana è avvenuta all’IBC 2008, che si è tenuto dall'11 al 16 settembre ad Amsterdam. In quel caso la proiezione è avvenuta con singolo proiettore, su schermo di sei metri all’interno dell’ NHK Theatre, in grado di riprodurre tutti gli otto milioni di pixel dell’immagine mentre nella dimostrazione romana, con effetto non piacevole alla visione ma molto esplicativo sul piano quantitativo, sono stati affiancati quattro schermi con risoluzione 4K (3840 x 2160 pixel), lo “standard” del Digital Cinema che sta prendendo piede in questo momento nelle sale cinematografiche. Come dire “siamo di fronte ad una risoluzione molto più alta rispetto a quella che pagherete circa dieci euro a biglietto nei prossimi anni”. La risoluzione 8K è sedici volte migliore della risoluzione “FullHD” che ci porteremo in casa per natale, 64 volte superiore alla risoluzione “SD” della tradizionale risoluzione analogica, numeri che possono impressionare ma che, come tutti gli appassionati sanno, sono la conseguenza della “scalabilità” di qualsiasi catena digitale: basta raddoppiare la catena per raddoppiare la banda e raddoppiare la risoluzione. Grazie all’attività RAI, però, il balzo in avanti è stato drastico. Soltanto due anni addietro, il segnale Super Hi-Vision era stato compresso dai 24 Gigabit al secondo nativi in 250 Megabit MPEG2 e trasmesso “over the air” per pochi metri. Oggi, invece, RAI è stata in grado di comprimere il segnale originale fino a 140 Megabit al secondo con il più efficiente codec MPEG4/AVC e trasmetterlo, utilizzando due trasponder DVB-S2 da 70 Megabit l’uno, via satellite in tutta Europa. Un salto tecnologico impressionante che trasforma una sfida tecnica in un prodotto industriale vendibile fra dieci anni ma con ricadute “scalate in basso”, come la trasmissione 4K, che potranno essere alla portata di tutti fra tre o quattro anni. Si, fra tre o quattro anni sarà tecnicamente possibile avere la qualità del 35 mm cinematografico direttamente in casa, via satellite ovvero da terra con la tecnica DVB-T2, un altro ambito di ricerca RAI.
Ma l’innovazione tecnologica non si limita al video, la parte audio è finalmente pensata come parte integrante del sistema. Infatti, ed è esperienza alla portata di tutti, l’accresciuta dimensione degli schermi e della scena riprodotta sta portando al limite le capacità di ricostruzione spaziale dell’audio multicanale. Il sistema SHV prevede l’uso di una “matrice” 22.2, ventidue canali discreti affiancati da due canali dedicati alle basse frequenze. La disposizione degli altoparlanti segue un criterio ideato da Kimio Hamasaki, Senior Research Engineer presso l’NHK Science & Technical Research Laboratories in Giappone. Egli ha pensato di creare una sovrapposizione di tre “strati audio” che opportunamente (leggasi “digitalmente”) pilotati, se la registrazione è stata effettuata con criterio speculare, sono in grado posizionare in ambiente le sorgenti acustiche, risolvendo il problema della localizzazione dell’audio con gli schermi molto grandi.

Very impressive
Come potrei definire la presentazione di oggi? Very impressive, ma non quanto ci si potrebbe aspettare per i numeri della parte video. C'è una spiegazione psico-percettiva: non potendo aumentare le dimensioni dello schermo, la sala non era molto grande, la percezione di qualità tende ad un limite esponenziale, avvicinandosi al quale l’occhio umano non riesce a percepire differenze fra programmi a più alta risoluzione. L’effetto, ben noto nei laboratori CRIT RAI (articolo sulla rivista Elettronica e Comunicazione, Numero 3 - Dicembre 2007 edita dal CRIT a firma dell’Ing. Mario Stroppiana : “Qualità percepita sugli schermi piatti in ambiente domestico”) era facilmente avvertibile anche oggi: in sala erano presenti uno schermo LCD “4K” e uno “schermo 8K” composto da quattro schermi 4K affiancati, eppure la qualità percepita delle immagini riprodotte nei due ambiti non era così diversa. Avvicinandosi, invece, le differenze erano avvertibili ma sempre affette da quello che chiamerei “effetto frattale”: zoomando l’immagine ci si aspetta, come nella realtà, di avere sempre la stessa risoluzione nel campo visivo. Accade lo stesso anche nella visione dei costrutti della geometria frattale. Con l’array dei quattro schermi 4K l’effetto frattale era mantenuto più a lungo rispetto al singolo schermo 4K da una cinquantina di pollici.
Quello che, invece, colpisce maggiormente i sensi dei partecipanti è senza dubbio la matrice audio a 22.2 canali. L’audio è da sempre il “parente povero” del sistema audiovideo, per molti motivi come la difficoltà di piazzare al posto giusto le molte sorgenti necessarie. Il sistema 22.2 usato per la dimostrazione, costruito dai tecnici NHK “impilando” due sistemi Bose 77WER per ogni punto, è in fondo alla portata di molte stanze domestiche. Quello che impressiona è la logica che soggiace alla ripresa dell’audio, più che la successiva elaborazione digitale e riproduzione. In giardino, non direttamente esposto alla curiosità dei visitatori, era stato montato un sistema di 11 microfoni posizionati ad hoc per riprendere il suono ambientale del bordo Tevere. Successivamente ho potuto ascoltare, in silenzio, l’audio ripreso dal vivo pochi metri più in là: questo si è stato molto, molto sorprendente.

Conclusioni
L’unione dei centri ricerca e sviluppo delle televisioni pubbliche europee è una chiave di lettura importante per comprendere pienamente l’evento. Più che una dimostrazione di “tecnologica forza bruta”, infatti, si è manifestata chiaramente la capacità europea, in particolare dovuta alla quasi cinquantennale collaborazione fra RAI e NHK (inaugurata sin dalle Olimpiadi Roma ‘60), di tenere banco nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative nel settore industriale audiovisivo e televisivo. L’industria, la politica o, come si usa dire, il “sistema paese” dovrebbe approfittare di questa capacità innovativa (come accade invece regolarmente in Giappone) e non, come affermato successivamente dal direttore del Centro Ricerche Rai, Ing. Alberto Morello, diminuire il budget a disposizione per i settori di ricerca dell’azienda RAI: l’Ing. Morello ha dato un appuntamento preciso, soldi e personale permettendo, fra dieci anni per la televisione in 3D, targata Italia ancora una volta.


Link
Centro Ricerche Rai
http://en.wikipedia.org/wiki/4320p
http://www.nhk.or.jp/digital/en/superhivision/index.html

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