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Per il vero cinema in casa lo schermo deve essere più grande, ancora più grande.

Perché il marketing audiovideo si ostina a vendere soltanto televisori quando i contenuti proposti dai player, OTT e non, del mercato sono solo film e partite di calcio, spettacolari solo su grande schermo? Sarà arrivato il momento giusto per l’Home Theatre? L’esperienza-cinema passa da uno schermo grande, più grande di qualsiasi televisore disponibile per quanto tecnologicamente avanzato e moderno. Serve un proiettore capace di accendere una piazza con le emozioni della luce come succede in questi giorni al Trastevere Rione del Cinema, festival cinematografico gratuito in piazza San Cosimato, a Trastevere naturalmente.


di Federico Rocchi

(la prima parte di questo #articololungo si trova qui)

Negli anni, appassionato di tecnologie audiovideo, ho provato ad approfondire lo "schema CineMax", ovvero riprodurre in casa le emozioni del cinema grazie alla galassia di prodotti “home theater” (o “theatre” secondo una corrente di pensiero diversa) disponibili dagli anni ‘90 in poi. Ho provato i primi televisori 16/9, i videoproiettori a tre tubi, naturalmente dedicando la dovuta attenzione all’audio (che anzi è di norma più importante del video). Ma senza un sostanziale successo. E quante volte ad ogni occasione di incontro con amici per vedere un film mi sono sentito ripetere col tipico risolino pseudochic che “si vabbè… ma il cinema è un’altra cosa…” dalle stesse persone che un attimo prima “ma come fai a vivere senza i film della nota-televisione-satellitare? Noi oramai vediamo solo quelli” evidentemente col televisore di casa, magari da soli 50 pollici.

Nel frattempo le sale sopravvissute e trasformate in multiplex ci stavano sottoponendo a pellicole riprodotte malamente. C’e sempre stata almeno una sala del mux col video palesemente sfocato, i fotogrammi pochi e traballanti con audio imbarazzante. Nel frattempo la tecnologia digitale dilagava in casa (e per fortuna è arrivata anche nella maggior parte dei cinema) ed oggi sono pronti sul mercato straordinari televisori a risoluzione 4K ovvero quattro volte quella FullHD, più o meno (il confronto analogico/digitale non è rigoroso) venti volte le cinquecento linee del DVD ex PAL che nell’Arena San Cosimato è bastato per una serata di vero cinema. Poi c’è una rete che basta e avanza per far passare un file audiovideo di due ore, soprattutto visto che il grande pubblico non sembra essere particolarmente interessato all’alta definizione stante l’insuccesso del Blu Ray e l’audio è oramai quasi un accessorio.

Spinto dalla situazione di mercato del 2014 mi chiesi per l’ennesima volta: installando tutto quello che serve si può avere davvero oggi lo spirito del cinema a casa? Avevo scelto il proiettore FullHD più economico del mercato, il BenQ MH 680 per spazzar via definitivamente la leggenda che la videoproiezione sia intrinsecamente poco economica e per dimostrare a tutti che senza tante complicazioni, parafrasando Marty Feldman/Igor, “si-può-fa-re!” Immaginate la mia sorpresa nello scoprire che del tutto casualmente avevo avuto a disposizione la stessa tecnologia e stessa marca trovata a piazza San Cosimato: uno schermo buono, duecento sedie, un dvd collegato in HDMI con un proiettore DLP, nelle due fattispecie di marca BenQ.

BenQ TH681+
Per l’incredibile cifra di circa 630 euro è oggi possibile portare a casa il BenQ TH681+, un proiettore FullHD DLP (Digital Light Processor) anche migliore dell’MH680 da me utilizzato che pur appartenendo alla categoria di mercato business, quindi non era un prodotto specifico per l’Home Theater, ha dimostrato di cavarsela benissimo anche coi film. Alla domanda “è possibile ricreare in casa le emozioni del cinema” oggi rispondo senza dubbio sì, a patto di usare un proiettore FullHD, uno schermo grande, un audio decente e il buio perché questi sono i quattro pilastri su cui poggia l’esperienza cinema. Un televisore pur 4K da 60 o più pollici (per carità, fantastico) non è sufficientemente grande per far scattare l’effetto cinema, a meno che non sia utilizzato in una stanza proporzionalmente (troppo) piccola e visto da una distanza (brevissima) compatibile.

Takashi Fujio
E’ una questione di proporzioni e di rapporto fra grandezza dello schermo e distanza di visione. I famosi esperimenti condotti nel 1968 da Takashi Fujio (sostanzialmente l'inventore della HDTV) in dell’emittente giapponese NHK per lo studio di un sistema elettronico che soppiantasse la pellicola cinematografica dimostrarono che serviva un angolo di visione maggiore di 40° per far perdere allo spettatore la percezione del bordo dello schermo, un parametro importante al punto che pure i televisori più moderni puntano all’abolizione della cornice intorno al pannello. Inoltre, a parità di risoluzione la grandezza dello schermo influenza la qualità generale percepita. Il confronto televisore/proiettore è spesso viziato dall’abbinare al proiettore uno schermo da circa 100 pollici, non molto più grande di qualsiasi televisore a prezzo terrestre, tipicamente circondato da un bordo nero utilizzato per dare una sensazione di nettezza all’immagine.

Schermo con bordo nero mcdigit.it
La mia esperienza ha evidenziato che anche la parete di sfondo a cui lo schermo è sovrapposto genera una seconda cornice influenzando il risultato. La soluzione è semplice, basta allargare lo schermo alla massima dimensione possibile, ovvero coprire completamente la parete posteriore per veder aumentare la sensazione di realtà e diminuire la soglia dell’incredulità, indipendentemente dalla risoluzione dell’immagine. Qualcuno potrebbe obiettare che la luminosità, inversamente proporzionale alla grandezza dell’immagine proiettata, diminuisce molto avendo in casa uno schermo da tre metri di base: è verissimo ma è anche vero che spegnere la luce e rimanere al buio fa parte dell’esperienza cinema e che tutti voi, come me, spegnete la luce proprio quando comincia il film (in tv).

Il costo da sostenere per avere una vera sala cinema è oggi quindi equivalente al costo di un televisore decente. Una fondamentale differenza dovrebbe interessare soprattutto gli stakeholders del settore: avere una vera sala cinema in casa esalta la fruizione dei contenuti e quindi spinge a consumare di più contenuti di qualità, sia materiale (ad es. alta risoluzione) sia culturale, come grandi film esteticamente significativi. Con un televisore tutto questo, semplicemente, non accade. Siamo tutti abituati ad avere in mano telefono o tablet mentre la tv va per fatti suoi (un fenomeno noto con il nome di "second screen") e ci si può accontentare anche di scaricamenti pirata da riprodurre in miniatura e non come il regista o lo sceneggiatore hanno pensato. Ci si dimentica spesso che il mercato di riferimento è complesso e basato sullo scambio di emozioni. Siamo disposti a pagare per le emozioni, non per contenuti qualsiasi riprodotti su schermi qualsiasi.

Approfondimenti

Per saperne di più sulla questione posta alla base degli studi che hanno portato alla televisione ad alta definizione e al cinema digitale si può leggere questo speciale di Noemalab oppure questa pagina di Sereno Editore.

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