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Vecchi padiglioni, dolci ricordi: Top Audio & Video 2008

Dopo qualche anno ho deciso di tornare a Milano per visitare il Top Audio & Video Show. "Ai miei tempi" il video non c'era e il Top era una esposizione partigiana, parallela al più commerciale e mastodontico Sim, il Salone Internazionale della Musica che rappresentava per noi appassionati (all'epoca giovani) una specie di carnevale, un san silvestro dell'elettronica, una libine asessuata se non fosse stato per le fanciullone da esposizione. Per carità, in confronto al CES di Chicago era un modellino in scala ma pur sempre la più importante manifestazione italiana. Probabilmente a causa dell'alone elettrizzante sprigionato dai padiglioni della Fiera, anche Milano mi sembrava una figata. Venendo da Roma ed uscendo dalla stazione, non era possibile non rimanere di stucco: in pratica sembra lamerica. Mettici poi che sono i primi anni ottanta, in televisione c'è Drive-in e io indosso un paio di stivaletti Timberland (che oggi non fanno più...), insomma sono perfettamente ambientato nella moderna cornice della Milano da bere (e con la citazione voglio ricordarne l'autore, che è stato anche mio professore di pubblicità, Marco Mignani, che ripenso tante e tante volte che nemmeno lui se lo immagina).
Dopo oltre vent'anni a Milano si arriva in auto, ma viaggiando accanto alla nuova linea TAV che sarà aperta fra pochi giorni e che, come credo sia per ogni appassionato di tecnologia, è molto stimolante: ci sono alcuni ETR500 con motrice E404 parcheggiati lungo il percorso con scritte "treno sperimentale", apparentemente abbandonati e che rendono la scena ancora più interessante, come il retropalco prima di imminente concerto con gli strumenti ancora da sistemare, come le trasmissioni HD ancora corsare (e per questo affascinanti) che non si sa bene quando partiranno, insomma una sorta di rave party conosciuto solo dagli addetti ai lavori. A proposito... l'ETR500 non è un vero elettrotreno a "potenza distribuita" su tutto il convoglio ma un treno con motrice e vagoni, quindi a "potenza concentrata". Se siete vulnerabili alle passioni elettromeccanotecnologiche non cliccate qui perchè rischiereste di rimanere imbrigliati in una rete di link che, come quando avevate la passione per i trenini elettrici, vi faranno perdere una nottata a leggere e magari scoprire che Shinkansen non è il nome del mitico supertreno giapponese dove vi comprimono per entrare con algoritmo in guanti bianchi ma più semplicemente e pragmaticamente la parola giapponese che sta per "linea veloce". Non vedo l'ora di poter andare al TAV Show con il treno TAV in sole tre ore ma per il momento mi accontento (si fa per dire) della Saab del mio storico amico che... a TAVoletta (non ho resistito...) spinge verso l'ex capitale morale.
Il TAV Show si tiene sempre allo stesso posto, la vecchia Fiera di Milano non c'è più fisicamente parlando (sob) ma il Quark Hotel è sempre li e come sempre il parcheggio è soltanto un pensiero stupendo, anzi un incubo. Per non rovinarci la giornata decidiamo, per raggiungerlo, di lasciare lo storico albergo che frequentiamo da sempre con la metro e lì la prima sorpresa. Come quando negli anni 80 a Milano c'era tutto quello che a Roma ancora mancava, i burger, i cinemoni, le feste nei locali, ecco che a noi poveri romani ci tocca rosicarci dentro ancora: a Milano funziona il cellulare in metropolitana. E non solo funziona ma è pure UMTS! E allora eccoci qui, come imbecilli, a videochiamare solo per dire "non sai dove sto: in metropolitana! guarda ci sono le stazioni! guarda ci sono i videoproiettori! e ci sono pure i ventilatori con l'acqua spruzzata per creare umidità!". Chissà a che serve tutta questa umidità, comunque la danno a gratis e noi ce la prendiamo.
Il Top Audio dovrebbe da quest'anno chiamarsi Top Audiovideo Show. Mai come stavolta è sembrato evidente lo stacco che oramai esiste fra l'importanza, anche commerciale, della parte video e il mercato un po stagnante dell'audio. Il video, con un paio di decenni di ritardo, è esploso per prestazioni e per prezzi finalmente alla portata di tutti. E' l'aspetto qualitativo del mondo video è la chiave per capirne il successo di questi ultimissimi anni. Vedendo lo spettacolo che almeno un paio di moderni televisori possono oggi offrire, diversi per tecnologia come il Pioneer Kuro 9G a plasma e il Sony Bravia X4500, viene facile comprendere come mai il mercato dell'home theatre non è partito una quindicina di anni addietro: la qualità del video non era minimamente paragonabile a quella dell'audio.

Non esiste un concetto di qualità assoluto ovviamente. La qualità del video di quindi anni addietro era pure la massima possibile per quell'epoca e considerata largamente sufficiente. Ma quando si parla di percezione, necessariamente mediata dai sensi, i concetti di qualità e quantità devono necessariamente fondersi ed è necessaria un'ottica sistemica, cibernetica. Esiste un livello quantitativo, misurabile, superato il quale si assiste ad un salto qualitativo non direttamente misurabile. Nell'audio questo accadde sin dagli anni '80: la disponibilità di una sorgente digitale spinse verso l'alto la qualità dei restanti anelli della catena, fino al punto che con una cifra non impossibile fu alla portata di molti un sistema audio in grado non solo "a larga banda" ma anche in grado di ricreare una scena acustica sorprendente anche il neofita. Nel campo video sta oggi accadendo la stessa cosa: la superiore "quantità" garantita dalle sorgenti HD ha innescato il processo di innalzamento qualitativo percepito complessivo. In questo momento, quindi, si è verificato fra audio e video un allineamento delle prestazioni che rende finalmente reale, oggettivo, il concetto di home theatre.
C'è però anche un ulteriore particolare. Oltre gli schermi LCD, plasma e OLED (che lascia sbalorditi per resa sotto tutti i punti di vista) stanno dilagando i videoproiettori, in attesa dell'ultimo step evolutivo che riguarda la lampada, rimasta l'elemento tecnologicamente più "arretrato". Oggi, con una cifra che doveva essere decuplicata anche solo pochissimi anni fa, è possibile comprare un proiettore FullHD in grado di ricreare sul serio una straordinaria esperienza di visione, maggiore rispetto al pur grande schermo piatto del 2008. In questo caso, ed è l'osservazione più generale che si può fare a consuntivo di questo TAV 2008, è l'audio che comincia a mostrare una certa inadeguatezza e sotto diversi aspetti, il più importante dei quali è la ricostruzione di uno stage che non può più essere "immaginato" con le orecchie dato che l'abbiamo davanti agli occhi. Un esempio minimo basta per capire quale problema ci si trova davanti: se lo schermo di proiezione è abbastanza grande (e lo è, altrimenti un proiettore FullHD non avrebbe senso) piazzare il canale centrale sopra o sotto di esso può voler dire far uscire la voce degli attori sulla scena non dalla loro bocca ma dai piedi oppure dal cielo. Per non parlare, poi, della capacità dei sistemi di altoparlanti "moderni" che tutto fanno tranne che prendere in considerazione le problematiche affrontate, a partire sin dagli anni '70, della ricostruzione prospettica con sistemi verticali a spettro distribuito come il DSR di R. Giussani messo in pratica nella oramai mitica serie 7 ESB. Insomma, ci si affida al solo processore Dolby nella speranza che magicamente gli altoparlanti si fondano con l'ambiente e stiano appresso alle immagini che invece davvero riempiono completamente lo spazio a disposizione, creandone un altro nel quale ci immergiamo con un processo psicologico consapevole ma completamente coinvolgente. Spesso questo non succede, nell'audiovideo, mentre non è chiaro quello che succederà nell'uso esclusivamente audio dei moderni impianti Dolby TrueHD.

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