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Le "frequenze" in mano ai soliti operatori: Gentiloni ed altri ancora non hanno capito

Ho evitato commenti sui 33 milioni di euro che la RAI ha detto di voler spendere per la rete, anche perchè mi sembrano pochi e già previsti, quindi nessun merito a nessuno. Mi preme, invece, segnalare il demerito sulla preparazione tecnica e politico-economica di molti.
Il ministro Gentiloni non ha perso occasione per rallegrarsi di una "indicazione europea" che evidentemente gli può servire (pensa lui) come ariete per sfondare la porta prima che crolli tutto il castello del centrosinistra.

Purtroppo quello che non ha mai capito, nonostante tutti i richiami che - alla faccia della UE - gli ho fatto io, è che esistendo la separazione (perlomeno così dovrebbe essere in un mondo ideale...) fra i fornitori della connettività e i fornitori dei palinsesti, non c'è alcun pericolo per la "democrazia dell'etere" anche se le antenne le gesticono soltanto due operatori giacchè la televisione come la intende lui (cioè quella cosa li che si vede e si sente e che se ce l'ha berlusconi poi vince alle elezioni...) è "il palinsesto", non le "frequenze" e non le antenne che trasmettono sulla banda UHF e VHF.

L'UE ha semplicemente ricordato che ci potrebbero essere delle imprese volenterose di entrare sul mercato della "trasmissione dati" (non nella "creazione dei palinsesti", ovvero nella "televisione che preme a Gentiloni"), e che quindi bisognerebbe semplicemente evitare di assegnare per legge le nuove, eventuali libere frequenze SOLO a chi già è della partita. Tutto qua, semplice buon senso.
A rigor di logica basta modificare un articolo della precedente legge, non farne un'altra che, tanto per dirne una, non prevede cosa fare quando, passati per esempio due anni, nessuno chiederà licenze per occupare frequenze libere: non credo che l'interesse del paese sia lasciare frequenze inutilizzate solo per non farle gestire (non possedere) da Berlusconi o dalla RAI. O no?

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