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RAI "non sceglie" il DMB: gli errori in campo


Avrete avuto modo di sapere che RAI, per bocca dell' amministratore delegato di RaiWay Stefano Ciccotti, ha "scelto" il sistema DMB (http://www.worlddab.org/index.php) per diffondere verso ricevitori mobili alcuni flussi audiovideo, in parole meno esatte "alcuni canali TV", in unione a molti flussi audio, ovvero "canali radio". La possibilità tecnica si fonde con i vantaggi economici, e da questo punto di vista nulla da eccepire: in un colpo solo si sono superate tutte le difficoltà che hanno impedito la diffusione del DAB e si ottiene una bella fetta di spettro elettromagnetico pronta per veicolare molti flussi digitali.

Nonostante questo ci sono delle osservazioni da fare.

Innanzitutto una precisazione che va a coprire le solite inesattezze giornalistiche, derivanti da una mancanza di osservazione diretta dei fenomeni: la "piattaforma DVB-H" non comporta obbligatoriamente l'uso del "modello di business pay", come affermato oggi su Affari e Finanza da Stefano Carli: è tecnicamente possibile trasmettere un flusso in tecnica DVB-H e non pretendere il pagamento per la visione. Tutta la retorica sulla televisione "free" che ne consegue, e quindi una supposta maggior conformità del DMB alla "filosofia" dell'azienda RAI, è "fuffa", come si suol dire.

Questa scelta è una "non scelta" e la spiegazione la da proprio Stefano Ciccotti: in pratica non è un investimento in una tecnologia televisiva ma una strategia gattopardesca per dare a bere (e soddisfare parecchi interessi) che si sta mettendo in piedi una rete per la televisione digitale in mobilità spendendo otto milioni di euro invece che trecento. Può sembrare anche una non troppo velata strategia per convincerci noi che il Ministro è stato molto incisivo nell'obbligare RAI ad una scelta, il contratto di servizio è onorato, e la luce è sempre accesa nella stanza di Adiconsum (la quale ha subito plaudito, forse prima che la decisione fosse presa...). Perchè Adiconsum non si adira per tutti i telefonini DVB-H venduti e in vendita oggi che diventano "obsoleti" ancor prima di funzionare a regime?

Hanno giudicato "obsoleto" il DVB-T e gridato allo scandalo per l'imposizione di una "tecnologia nata vecchia", allora anche questa è nata nonna: l'impossibilità di vedere i contenuti premium è inaccettabile nel modello di televisione del 2007. E che dire poi della necessità di comprarsi un altro apparecchio, un altro caricabatterie, oltre il telefono cellulare, per vedere solo RAI? L'ossessione della gratuità è fumo negli occhi: nonostante la mancanza di chiarezza legislativa (il canone è una tassa di possesso per un apparecchio elettronico e il Ministro non ha fatto ancora nulla per risolvere questa assurdità) si paga una tariffa flat annuale per la visione dei programmi RAI. Nessuno vieta e vietava di distribuire canali gratis con il DVB-H e RAI lo può fare (e lo fa) senza una lira di investimento nella rete: basta inserire i flussi audiovideo RAI nello streaming delle differenti offerte DVB-H dei provider di telefonia e non pretendere nessun pagamento per la visione. Per finire, non vediamo il vantaggio di dover favorire Samsung piuttosto che Onda, produttore italiano di telefono DVB-H.

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