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Chromecast, novità in arrivo: mirroring e scenari dirompenti

Al Google I/O appena terminato una specifica sessione è stata dedicata agli sviluppi software che vedranno protagonista Chromecast fino alla fine dell’anno.


Il più importante upgrade che è stato già distribuito ai possessori dei "telefoni astuti" (tradotto automaticamente, è divertente) più potenti, francamente il più immediato anche allo sguardo profano, riguarda il “mirroring” (rispecchiamento) dello schermo del dispositivo connesso sullo schermo tv. Non è una novità, in ambito Android il nome di questa funzione è “Miracast” e normalmente ogni nuovo televisore e smartphone la incorpora di serie, sempre ad insaputa dell’acquirente. Pur ignorandola è già possibile, quindi, passare da Chromecast per replicare il contenuto del telefono o del tablet sullo schermo più grande, con una latenza (ovvero ritardo) tutta da sperimentare: nella visione di un film o di una foto non ha nessuna importanza, per gli amanti dei videogiochi è una caratteristica fondamentale. In questi primi giorni di prove, che comunque devono tenere conto della saturazione della rete wi-fi a cui si è necessariamente connessi, sembra che il video sia leggermente fuori sincro. I particolari tecnici e i consigli per ottimizzare la rete wi-fi (il segmento che unisce dispositivo Android e access point deve garantire il doppio della banda normalmente usata) si trovano qui e qui: in particolare si fa notare che la rete deve usare la banda dei 2,4 GHz e non quella da 5 GHz tipica degli access point più recenti.

Rimane il fatto che dal prossimo campionato di calcio si potrà usare un qualunque telefono per avere su grande schermo il video della partita, dove il sincro audio è meno importante. Fino a ieri non era possibile perché la singola applicazione a gestione del video, ad es. Sky Go, doveva essere predisposta a connettersi con Chromecast. Oggi, invece, un dispositivo Android fra quelli in questa lista diventa d'un colpo il Cavallo di Troia per aggirare qualsiasi difficoltà del singolo televisore. Per essere ancora più chiari possono essere visualizzate a 50 (o 300) pollici sia le partite spacchettate e diffuse con i noti programmi p2p, sia quelle di SkyGo, sia quelle Premium, senza avere un particolare televisore con una particolare app o un particolare abbonamento: se la ragazza del palazzo di fronte è particolarmente appassionata potrete anche galantemente passarle una partita a patto di essere collegati alla stessa rete wi-fi. Notazione: questo scenario d'uso è naturalmente un esempio, che non può essere impedito modificando norme, regolamenti, accordi commerciali "per piattaforma" come quelli che tipicamente affliggono la distribuzione di contenuti "premium".

Anche i contenuti locali, quindi, possono essere riprodotti sul grande schermo. Le foto statiche possono essere visualizzate sia nella condivisione schermo nuda e cruda sia attraverso l'applicazione Foto, in questo caso in maniera più efficiente, trasformando il televisore in una grande cornice digitale e, in fondo, chi ha detto che sia necessario un tv? Non è obbligatorio usare una tv, sebbene pochi se ne siano accorti. Innanzitutto Chromecast è perfettamente adatto ad essere collegato ad un proiettore con ingresso HDMI, aprendo interessanti scenari d’uso “office”, pensiamo alle infinite difficoltà ogni qualvolta si debba fare una presentazione. Ma nulla vieta, aspetto poco noto, di collegare Chromecast all’ingresso HDMI di un amplificatore audiovideo, a sua volta connesso o no ad un televisore: nella visione di un contenuto l’audio sarà distribuito all’impianto hifi con la massima qualità possibile ed in fondo, quando serve soltanto l’audio come durante una festa, il video si potrà anche spegnere.

In Google I/O, infatti, sono state annunciate novità riguardanti anche la modalità d’uso “party”. I partecipanti ad una festa possono già ora aggiungere un brano preferito (ad esempio dall’app YT o da una delle altre predisposte a comandare Chromecast) alla lista dei contenuti in riproduzione (la cd. “playlist”) ma per farlo bisogna concedere l’accesso alla stessa rete locale a cui è connesso Chromecast. Con gli ultimi aggiornamenti software in arrivo si potranno accodare contenuti attraverso l’uso di un codice anche senza essere collegati alla medesima rete wi-fi quindi senza necessità di condividere la propria chiave di accesso.

Estendendo il concetto è possibile immaginare usi davvero innovativi: sarà possibile far riprodurre qualsiasi contenuto ad un Chromecast remoto di cui si conosce il codice di accesso. A titolo di esempio sarà possibile comandare un Chromecast a distanza e consentire, anche ad una persona anziana che non sa nulla di smartphone, la visione e l’ascolto di un contenuto, da YT come da un sito web di un giornale, come ha sempre fatto, senza toccare nulla e davanti al solito televisore. Uno scenario dirompente che va al di là del puro intrattenimento.

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