Cerca nel blog

Gentiloni va alla guerra

"Non è possibile". Passano i minuti e mi ripeto "non è possibile". "Non è possibile che un ministro che ha evidentemente deciso di occuparsi di comunicazione possa, a duemilaesei inoltrato, fare battaglie per una guerra che non esiste più, come quei soldati giapponesi che a sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale ancora sono nascosti nel fogliame, pronti a respingere il nemico.

Immaginate uno di questi soldati. Improvvisamente viene catapultato al Ministero della Difesa. Quale sarà il primo provvedimento preso? Facile, il "censimento" dell'esercito e della battaglia. Nel nostro caso il "censimento" delle antenne. Per fare un esempio lampante dell'inutilità di un simile provvedimento basti pensare all'inutilità di fare una piantina delle prese elettriche di casa nel momento in cui si è già deciso di rifare tutto l'impianto, anzi si sta gia lavorando. Esiste(va) un piano nazionale deciso, è saltato. Poi si è passati al piano "macchia di leopardo", che è quasi saltato. Adesso bisogna ricominciare daccapo, prima però perdendo un paio d'anni per rifare la piantina delle antenne in giro per l'Italia. Per scoprire che? Spero almeno che tutto questo spreco di tempo e soldi serva a far capire al ministro, e a tutti i giornalisti che fungono da megafoni, che se la Francia funziona con la metà delle antenne italiane, un motivo tecnico ci sarà: l'Italia è molto più montagnosa della Francia, e per scoprirlo non ho dovuto fare il censimento esatto di picchi e guglie presenti sul territorio nazionale, mi è bastato dare un'occhiata alla piantina, anzi ricordarmela dalle scuole elementari.
Dopo aver fatto il punto sulle strutture, quale volete che sia il secondo provvedimento del nostro soldato-ministro? Ancora facile: ridichiarare guerra eterna al vecchio nemico, fino all'ultimo sangue. Il nemico, guardaunpò, è Mediaset. Ma Mediaset chi?

Mi ritocca far presente che il collegamento "frequenza-emittente-televisione" (manca "mediaset", ma quello ce lo mette il ministro...) appartiene al passato, alla tv analogica. Con la televisione digitale questo sillogismo non ha più senso, quindi non ha senso affermare che il "pluralismo" dell'informazione si ottiene col "pluralismo" dell'assegnazione delle licenze per trasmettere: trasmettere, quindi produrre un flusso elettromagnetico e "fare televisione", ovvero produrre un flusso informativo, d'intrattenimento, di servizio pubblico/privato, SONO DUE COSE DIVERSE, GIA' DISTINTE DALLA LEGGE GASPARRI, CHE andrebbe soltanto applicata. Mediaset produce i programmi Canale 5, Italia 1 e Retequattro. Le antenne utilizzate per trasmettere questi “flussi TV” sono di Elettronica Industriale. Certo, esiste un collegamento commerciale fra le due, collegamento che la tecnica digitale e la legge Gasparri rendono molto meno esclusivo di prima.

Passo subito alla soluzione del problema, giacché sono stanco di ripetere alla nausea le solite premesse: per aumentare il "pluralismo" (visto che di monopolio non si può parlare, ci sono almeno quattro competitori) è necessario (anzi, "occorre", come dicono molti) che esista anche UNA SOLA RETE di trasmissione nazionale partecipata da tutti i "player" ed offerta ai produttori di flussi TV. Esattamente come dovrebbe accadere per GRTN, cioè il gestore della rete elettrica, esattamente come dovrebbe accadere per la rete ferroviaria di RFI, sulla quale dovrebbero poter passare i treni di tutti, esattamente come prevede il concetto comunitario di "separazione dell'infrastruttura dal servizio che ci passa sopra". Ora, con la televisione digitale è evidente che questa separazione è NECESSARIA anzi NATURALE, poiché su una singola frequenza possono passare anche otto "flussi TV" (corrispondenti a otto televisioni tradizionali) contemporaneamente: un concessionario, quindi, cosa volete che ci faccia di una frequenza fisica con i restanti "sette" spazi a disposizione per far passare altre tv? Non ha nessuna convenienza economica a tenersi la licenza perché per vendere gli altri spazi avrebbe bisogno di un’organizzazione che non ha: molto meglio affidare all’esterno (outsourcing) la gestione della rete di antenne “vendendo la licenza” e concentrarsi sulla produzione di programmi (ovvero alla vendita di spazi pubblicitari).

Possiamo ipotizzare che oltre alla “rete nazionale generale (anche pubblica)”, possano anche esistere anche una o due o tre altre reti di trasmettitori posseduti da singoli imprenditore: è abbastanza naturale pensare che in questo momento, in Italia, esistono due o tre imprenditori disposti a fare questa impresa, non di più! Impedire a questi due o tre di acquisire la possibilità di utilizzare tutte le frequenze a disposizione (da girare a chi fa tv, evidentemente) non significa creare magicamente altri imprenditori disposti ad entrare in un business così difficile e così particolare come gestire una rete di ripetitori sulle montagne italiane! Quanti sono i gestori telefonici, in un mercato che aumenta di valore da anni? Quattro, non cinquanta: perchè gli investitori in reti digitali per "televisione" dovrebbero essere di più? Nel momento in cui tra "telefonia" e "TV" non c'è più tanta distinzione tecnica, è naturale pensare che entrino nel nuovo settore globale tutti coloro i quali sono storicamente nel mercato della telefonia cellulare e nel mercato delle reti (antenne, non programmi) televisive, non mi pare una scandalosa volontà di prevalere sugli altri. Vogliamo lasciare qualche frequenza a disposizione di eventuali nuovi imprenditori? Sarebbe come, tanto per fare l’ennesimo esempio, lasciare sempre libero qualche tavolo del proprio ristorante per “gli amici” che casomai potrebbero venire all’ultimo momento. Nessun gestore di ristorante efficiente farebbe questa scelta. Il Ministro delle Comunicazioni, evidentemente, si.

Concludendo. Le regole della Gasparri sono molto più sottili e innovative della solita lagna “retequattro-sul-satellite”, sarebbe bene che il ministro le conoscesse o se le facesse spiegare per bene da tecnici pratici, non da associazioni dei consumatori o da colleghi di partito.

Nessun commento :

Posta un commento