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Il concetto di Digital Divide al tempo della transizione digitale terrestre

La transizione alla tecnica di trasmissione digitale per il servizio di televisione da terra e i risultati dell’8° Rapporto sulla comunicazione Censis-Ucsi - “I media tra crisi e metamorfosi” presentato nei giorni scorsi a Roma - ci danno l’occasione per una riflessione sull’argomento “Digital Divide”, concetto e problema al centro dell’attenzione nel nostro Paese ma anche a livello planetario, dopo l’iniziale caratterizzazione statunitense degli anni novanta. Quanti “divide” esistono? E’ soltanto una questione di infrastrutture? I concetti chiamati in ballo nelle ricerche che informano le scelte politiche ed economiche sono corretti? E la transizione alla televisione digitale terrestre che stiamo vivendo, come può essere messa in relazione al concetto di Digital Divide?

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Anziani si nasce

L’ultraottantenne signora Marisa, davanti al suo nuovo LCD FullHD ultrapiatto dopo tanti anni di “altarino con televisore”, ha gradito commentare questi giorni di grande fermento tv. A differenza di tanti, però, non si è lamentata della difficoltà nel ristabilire la sintonia del televisore, piuttosto ha trovato irritante un assioma oramai assunto a livello di dogma: gli anziani sono le vittime digitali terrestri perché, tout court, “non sanno come cavarsela”. “Gli anziani non sanno far funzionare il televisore nuovo?” dice la signora Maria, “anche il vecchio televisore era difficile senza libretto di istruzioni. Ci siamo messe in due, io e mia figlia, e abbiamo risolto il problema. Poi con la vecchia televisione non avevo la lista dei programmi sullo schermo, adesso invece si. Ci sono cose più complicate, programmare la caldaia per esempio, per non parlare della lavatrice che voi maschi guardate con aria interrogativa. E poi sa cosa penso? Innanzitutto che gli anziani hanno problemi veri, più seri, e poi di rincoglioniti sa quanti ne conosco di tutte le età?”. Come darle torto.

Spesso si procede per luoghi comuni: i “giovani” sono considerati per definizione “nativi digitali” e per conseguenza di cose gli “anziani” devono essere, in questa strategia di rappresentazione del mondo, il contrario dei “giovani”. Eppure programmare un videoregistratore analogico, basta tornare indietro di qualche anno, non è mai stata operazione facile per nessuno e nemmeno sintonizzare analogicamente un televisore a tubo catodico. Il problema, allora, forse non è collegato all’età o alla parola “digitale” ma alla parola “transizione”: ogni cambiamento è normalmente fonte di stress cognitivo e lo stress è contagioso. La transizione coinvolge tutti gli attori del mercato e per averne prova diretta siamo scesi appunto nel mercato, trascorrendo qualche minuto in uno dei grandi negozi di elettronica di consumo che tutti conosciamo.

Domande sempre più inquietanti poste a commessi francamente poco preparati: “scusi, dica, ma le vedo le partite accadì con questo televisore? Ma la scheda dove la devo infilare? Ma se poi non funziona che devo fare?”. Sul volto del commesso, data anche l’ora tarda, la desolante mestizia di chi non è stato messo a punto, anche solo psicologicamente, per l’assalto alla diligenza. Interveniamo noi in supporto per tranquillizzare la signora che il marito potrà vedere le partite “accaddì” perché il televisore incorpora un ricevitore “Mpeg-4” e lo slot per l’inserimento della “CAM”, nella quale si infila la “Card”, mentre ci chiediamo mentalmente perché, invece dei bollini di tutti i colori, non ci sia scritto sopra “si vedono le partite accaddì a pagamento” (giacché quelle non a pagamento si vedono “senza se e senza ma”, ovvero senza CAM e senza Card).

Pile di decoder, ammassati all’ingresso come una volta sacchi di fagioli cannellini e lenticchie, vengono divorati da consumatori stressati da un’informazione catastroficamente martellante.
E’ bastata una singola intervista ad un singolo antennista (in evidente conflitto d’interesse col dato tecnico lampante: in era digitale servono meno antenne e a larga banda) a generare un articolo titolato “disastro digitale”, coinvolgendo un’intera regione d’Italia. Di conseguenza non ci stupiamo se nelle chiacchiere da fila alla cassa che stiamo moderando si percepisce confusione circa la reale portata degli eventuali problemi di ricezione. Un sapiente studente della vicina Università ci aiuta sottolineando che 50.000 telefonate disperate al call center (che fa quello che può, cioè poco essendo “a distanza”) possono sembrare molte ma sono in realtà pochissime rispetto agli oltre tre milioni di romani che non hanno avuto problemi.

Intanto, consumatori di tutte le età ancora all’assalto, che si lamentano meno delle loro associazioni “di categoria”, si concentrano sulla grandezza del nuovo tv. C’è chi si è portato il metro da casa mentre il commesso tenta di sostenere un’improbabile differenza fra “TV” e “Monitor TV” che il cliente, giustamente, accoglie con aria perplessa. Le cose sono più semplici di quanto le si dipinge, basta essere chiari: sono la stessa “cosa” venduta con due nomi diversi per motivi commerciali. Sul filone della partigianeria politica che sta dilagando in tutti gli ambiti della vita civile, un signore di mezza età ha la convinzione che “la televisione” sia un qualcosa di gestito direttamente “da loro”, da “quelli là”. Alla fine, se lo schermo è nero la colpa è del Governo, sarà per questo che molti si lamentano di problemi in ricezione quando piove (mentre l’amplificatore sul tetto sta inesorabilmente annegando).

Peraltro - è successo davvero - in Italia capita che mancando il segnale satellitare di SKY causa pioggia c’è chi telefona imbizzarrito a viale Mazzini. Insomma, in molti qui siamo d’accordo con la signora Marisa che spesso “anziani” si nasce, non si diventa.

MULTIPLEX DIGITALI RICEVIBILI A ROMA IL 16-11-2009

MULTIPLEX DIGITALI RICEVIBILI A ROMA IL 16-11-2009
Emittente Frequenza Canale Trasmettitore
Teleambiente 177 5
RAI MUX 1 205 9 Mario
Canale 10 212 10
RAI MUX 1 219 11 Cavo
Retesole 498 24
RAI MUX 1 temporaneo 506 25 Mario
RAI MUX 3 514 26 Cavo, Mario
Telepace 522 27 Cavo
Super3 538 29 Cavo
RAI MUX 2 546 30 Cavo, Mario
Romauno 554 31 Cavo
Telemarket 562 32 Cavo
L'Espresso 570 33 Cavo
IdeaTv, TS 586 35 Cavo
Mediaset 594 36 Cavo
Canale Italia 618 39 Cavo
RAI MUX 4 HD 626 40 Cavo
Teleitalia/Tvr 634 41 Cavo
Super3 642 42 Cavo
T9 650 43 Cavo
L'Espresso 658 44 Cavo
GoldTV 674 46 Cavo
SportItalia 682 47 Cavo
TIM La7 HD 690 48 Cavo
Mediaset 698 49 Cavo
Mediaset Premium 706 50 Cavo
TIM La7 714 51 Guadagnolo
Mediaset Premium 722 52 Cavo
Supernova 730 53 Cavo
Mediaset HD 754 56 Cavo
Retecapri 762 57
IES TV 778 59 Cavo
Dhalia 786 60 Cavo
Telestudio 794 61 Cavo
ReteOro 802 62 Cavo
TVR Voxon 810 63
Tele Vita 826 65 Cavo
Telereporter 834 66
PuntoSat 842 67 Guadagnolo
Tele Ambiente 850 68 Cavo

Tv digitale, switch-off nel Lazio: dieci nuovi canali Rai a disposizione di tutti. Istruzioni per l'uso.

Difficile non averlo capito. Qui, nella Capitale, manca solo la Stradale - dopo aver chiesto patente e libretto - a ricordare che da lunedì prossimo finalmente si compie la beata speranza di avere un sistema televisivo tutto digitale anche da terra.

L’informazione nel frattempo, molto criticata nelle fasi di switch-off precedenti, fa quello che può. Nell’armamentario standard di questi giorni si trova spesso l’affermazione che Roma è da lunedì 16 novembre 2009 la prima capitale televisivamente all digital, eppure Berlino è tutta digitale dal 2003 e ci sembra di poter dire che Berlino, da qualche anno oramai, è Capitale della Repubblica Federale di Germania. Forse l’informazione si sta rivelando un po’ troppo standard. Anche gli ultimi due spot Rai, personalizzati “alla romanesca”, non entusiasmano nella spiegazione dell’utilità del passaggio né aiutano nella pratica appena più sofisticata del collegamento SCART.

Lo slogan “Non cambia niente, ma cambia tutto” ammicca alla sofisticata gattopardesca memoria ma non spiega chiaramente ai consumatori perché “il digitale terrestre” non è quel “pacco” che molti paventano (nonostante il protagonista degli spot sia Max Giusti, conduttore del popolarissimo “gioco dei pacchi”). Allora ci proviamo noi del Messaggero.it ad entusiasmare gli spettatori o, se non altro, a fornire informazioni inedite, preparandoci anche a rispondere alle domande e ai commenti in calce a questo articolo, nei giorni che seguiranno.

Quella che i pubblicitari chiamerebbero “proposta unica di vendita”, il “plus del prodotto”, la proposta che non possiamo rifiutare sarà direttamente sotto gli occhi degli abitanti del Lazio nei prossimi giorni (va bene, esclusa la provincia Viterbo e purtroppo anche le note “isole” senza segnale pur essendo in provincia di Roma, come Campagnano di Roma): oltre quattro milioni di persone - in un colpo solo un’audience potenziale superiore agli abbonati che SKY ha faticosamente raggiunto in anni di marketing aggressivo - potranno avere non solo sullo schermo di casa ma anche su quello del PC portatile, della casa al mare o della macchina (soprattutto se con sintonizzatore “diversity”), dieci nuovi “canali tv” Rai, che scendono a quattro per chi è già avvezzo alla televisione digitale. E’ pur vero, però, che quei quattro canali sono proprio quelli fino al luglio scorso riservati, previo versamento mensile, agli abbonati Sky.

Continua a leggere l'articolo sulle pagine de Il Messaggero.it

Il cielo, la terra analogica finisce e là comincia il Cielo: SKY generalista su digitale terrestre

Il cielo,la terra finisce e là comincia il Cielo e come volevasi dimostrare (diversi mesi addietro) chi fa business smette i panni della lagna all'italiana (pur essendo australiano) e si rimbocca le maniche: da dicembre SKY lancerà un canale digitale trasmesso da terra affittando banda (maddai) dal gruppo Espresso. Proprio dopo lo switch-off di Roma e provincia (maddai).

Nella nota che SKY ha diffuso, e che ho letto grazie a "La Stampa" si dice che:
"Cielo utilizzerà «capacità trasmissiva di terzi» e, «al momento del lancio a dicembre, raggiungerà un bacino di circa 12 milioni di famiglie, che rappresentano più della metà della popolazione italiana», spiega il comunicato. «La penetrazione del canale aumenterà costantemente nell’arco dei prossimi 18 mesi, parallelamente all’espansione della penetrazione del DTT in tutta Italia», prosegue la nota. Cielo offrirà un mix di programmazione che va da serie tv, film, quiz, a reality show e news. La maggior parte del palinsesto di Cielo (80%) è composta da prodotti inediti per la TV in chiaro. Nelle prossime settimane, verrà resa nota in dettaglio l’intera programmazione del canale."

Ci vorrà davvero una bella faccia per continuare a sostenere inutili confronti fra due emissioni concettualmente diverse come quella da satellite e quella da terra, ma sono certo che qualcuno ancora persevererà diabolicamente nell'errore: e ora con chi prendersela? Anche Murdoch passa "al nemico"?

Tralasciando le seccanti considerazioni politiche mi preme di analizzare la questione sul piano della comunicazione televisiva. Il nome del canale non pare il risultato di uno straordinario slancio creativo ma transeat, i punti da analizzare sono due:

  1. innanzitutto riflettere sul fatto che fra circa una settimana, con il completo passaggio di Roma e provincia alla tecnica digitale terrestre, in un attimo almeno quattro milioni di persone potranno vedere nuovi canali. Praticamente, in un attimo, si potrà raggiungere l'audience che una piattaforma commerciale come SKY ha raggiunto in anni di marketing aggressivo. Valeva la pena avvelenare un intero comparto industriale?
  2. inoltre riflettere sul fatto che per fare un solo canale "generalista" SKY ha bisgono (ovviamente) di mettere insieme contenuti da diversi suoi canali "tematici", invece di replicare SKYUNO senza tante storie. In pratica si potrà avere gratis e in un unico pacchetto tutto quello che fino ad oggi milioni (4) di persone hanno osannato (e pagato) come la vera unica televisione di qualità, da contrapporre a quella becera dei comuni mortali, nonostante sia stato dichiarato che il palinsesto sarà composto da "serie tv, film, quiz, a reality show e news"

A guardare le intenzioni, quindi, non ci sembra siano in programma sorprendenti novità culturalmente importanti che capalbiamente andiamo cercando (eheh) e mancano quei documentari che sempre milioni di persone dicono di inzuppare anche nel latte a colazione (in mancanza di "un-buon-libro" naturalmente). Saranno sufficienti a giustificare un abbonamento per la trasmissione da satellite? I caldi piaceri della programmazione pornoSKY, sebbene più legati alla realtà terrena che alle nuvolette azzurre, per il momento ci giungeranno ancora dalla stratosfera: da terra non c'è abbastanza larghezza di banda per tutta quella roba...